LA GRECIA SFIDA L’EUROPA

Il voto greco  – una grande prova di democrazia che non può non essere sottolineata, visto il livello di partecipazione – apre la porta a numerosi scenari, tutti possibili, alcuni verosimili e altri frutto solo della fantasia. Euro sì o euro no? Fuori o dentro l’Europa? Debito azzerato o trattativa ad oltranza? Europa solidale oppure avara e miope? Fare previsioni è difficile, ma è del tutto evidente che da quella porta ora passeranno solo i piani che serviranno alla Grecia per uscire dalla palude, più che i diktat della Ue e della Merkel, che esce sconfitta dal voto di Atene assieme a chi ne ha condiviso la strategia, mirata a far fuori il governo greco attraverso il referendum. Detto ciò la vera questione da affrontare subito, urgentemente, è un’altra: questo voto può innescare un effetto domino portando alle urne altri Paesi europei? Quanta cenere cova fra gli elettori dei Paesi del vecchio continente?

Perché la vittoria del no in Grecia testimonia come l’antieuropeismo, in particolare quello che ha come bersaglio la cancelliera tedesca, non è solo un effetto ottico, un gioco di luci e di specchi da usare in campagna elettorale. E’ qualcosa di più concreto, di fisico, che il voto di Atene ha messo sul tavolo. E con quello che sino a ieri era solo un convitato di pietra, diventato entità concreta come il bambino che esce dal corpo di legno di Pinocchio, dovremo iniziare a fare i conti subito. Anzi, siamo già in ritardo. Se dopo la Grecia anche altri seguissero la stessa strada ci troveremmo di fronte a un burrone. Altro che baratro dei conti.

E in ritardo lo siamo anche noi, dato che l’Italia, per scelta del premier Matteo Renzi, ha sposato la causa della Merkel. Palazzo Chigi ieri sera, con lo spoglio ancora in corso ma con il risultato già delineato, ha fatto sapere che il capo del governo questa mattina alle 9,30 vedrà il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Sul tavolo, ovviamente, le conseguenze del risultato del referendum greco.

Che non saranno affatto indolori. Per l’inquilino di Palazzo Chigi si tratta di un’altra bella gatta da pelare, visto che i soldi sono quelli che sono e le opposizioni non faranno sconti a nessuno. Va da sé che questo voto non si limita a mettere in difficoltà solo Roma. Il premier greco Alexis Tsipras e l’omologo francese François Hollande ieri sera hanno avuto un primo colloquio telefonico per parlare del piano di aiuti internazionali. I due dirigenti avrebbero discusso sul modo di “riavviare i negoziati” fra Atene e i creditori. Hollande, poi, dovrebbe incontrare quest’oggi il Cancelliere tedesco Angela Merkel, per affrontare l’esito del voto in Grecia. I due capi di Stato si vedranno a Parigi e non a Berlino. Un altro segnale importante che testimonia l’asse si potrebbe spostare.

Del resto l’irata reazione della cancelliera al voto greco è un pessimo segnale che fa più danni della stessa crisi. Se qualcuno aveva il dubbio che il referendum greco fosse anche una valutazione sul governo di Berlino, nelle parole della Merkel ha trovato ciò che andava cercando. Cambiare, ora non è solo necessario, ma anche doveroso. Insomma, la macchina che voleva mandare fuori pista il governo greco, contando sul voto del referendum, è stata costretta a cambiare strada e a rivedere i propri piani.

E’ oggettivo che questo voto, al di là delle posizioni ideologiche espresse dagli schieramenti in campo, rischia di produrre una sorta di effetto taumaturgico sulla politica europea, costringendo la Ue, e quindi la Germania, a rimodulare la logica del rigore, che è servita solo a tutelare i conti di pochi a discapito di molti. Ciò che serve, ora più che mai, è l’unità politica europea e non il solo Euro, un collante che si è rivelato alquanto modesto.

Non sarà facile indurre governi e cancellerie varie ad abdicare alla politica del campanile in nome della logica degli Stati Uniti d’Europa. Al netto delle analisi dettate dagli interessi di bottega, è del tutto evidente che una Grecia fuori dall’Euro e dall’Europa cambia la geo-politica del vecchio continente, aprendo una falla strategica nell’area dei balcani, già fortemente a rischio. E sappiamo benissimo che questo non possiamo permettercelo. Per questo occorrono risposte chiare, nette, in modo da evitare l’inevitabile effetto emulazione voto greco. Non siamo pronti e non è pronta l’Europa, altro che euro…