TANTI AUGURI BIKINI! COMPIE OGGI 59 ANNI

È proprio il caso di soffermarci sul vero protagonista di tutte le spiagge: il bikini. Eh già, perché il “due pezzi” più amato del mondo compie cinquantanove, anche se li porta benissimo. Un indumento che fece scandalo quando si mostrò per le prime volte che oggi è diventato un’intramontabile moda, al pari dignità con jeans e con la minigonna. Tutti ricordano il capo nei suoi scatti più celebri: da quello “ascellare” con cui Lucia Bosè vinse il titolo di Miss Italia, a quello di Marilyn Monroe in “Niagara” che ha fatto sognare il mondo intero, per arrivare al più carnale di tutti, indossato da Brigitte Bardot in “E Dio creò la donna”, ma anche il due pezzi bianco con cintura (e pugnale) sibito da Ursula Andress in “007 licenza di uccidere”, che a fine secolo venne venduto all’asta per 130 milioni di lire.

La sua data di nascita è fissata il 5 luglio 1946, il luogo Parigi, durante una sfilata di moda balneare. In realtà, però sembra proprio che il costume da bagno più famoso del mondo abbia avuto altre vite, come mostra in Sicilia il mosaico della Villa Romana di Piazza Armerina. Il reperto, che risale al 320-350 d.C., mostra infatti una serie di bagnanti, tutte rigorosamente in bikini. Ma anche nella storia dell’arte greca si trovano pitture minoiche di atlete, ginnaste che portavano la pancia scoperta.

È però nel XX sec. che l’indumento è stato portato alle luci della ribalta, mostrando sempre più centimetri di pelle che prima erano nascosti dalle donne. A ideare il capo, ma soprattutto a battezzarlo con il suo fortunatissimo nome, fu lo stilista-ingegnere Louis Rèaed. In realtà, lui si limitò a perfezionare il modello creato dallo stilista Heim e pubblicizzato come “il costume da bagno più piccolo del mondo”, e per questo chiamato Atomo. A Rèard non fu facile però trovare una modella che avesse il coraggio di sfilare in modo così succinto, infatti fu costretto a ricorrere a una spogliarellista del Casinò de Paris, Micheline Bernardini.

Il resto è noto, il bikini diventa l’uniforme di tutte le spiagge, si evolve restringendosi sempre di più di comune accordo con la diminuzione del senso del pudore. Declinato in ogni possibile variante – tankini, pubikini, trikini, bandini, camikini, chainkini – è palestra di incessante ricerca. Ci hanno proposto il bikini cavernicolo di pelliccia stile Raquel Welch, paradosso del revival, ma anche quello in lamine d’acciaio, in tessuto hi-tech, con reggiseno ad aria tipo airbag, a olio, o imbottito di gel, profumato con l’aggiunta di un milione di microcapsule a centimetro quadrato, antibatterico e persino il bikini “intelligente”, che monitorizza il battito del cuore.