CORRUZIONE, CANTONE: “INTERVENIRE SULLA LEGGE SEVERINO”

A 3 anni dalla sua entrata in vigore sulla legge Severino si “riscontrano problematiche e dubbi applicativi”. La pensa così Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione che chiede interventi legislativi per garantire “una reale efficacia e utilità” ai principi contenuti nella 190 del 2012. “In materia di trasparenza – ha segnalato l’ex magistrato nella relazione 2014 dell’Anac  – sarebbe, ad esempio, opportuna una semplificazione degli obblighi, una migliore regolamentazione dell’accesso civico, una previsione di accesso generalizzato anche per attività per le quali non vi è obbligo di pubblicazione, un bilanciamento con le esigenze di tutela della riservatezza”. Ma soprattutto servirebbe “una rivisitazione del potere sanzionatorio”, perché “l’assenza di conseguenze punitive nel caso di inosservanza degli ordini emessi dall’Autorità  rende meno efficace il controllo, e non consente di raggiungere l’obiettivo perseguito dell’adempimento degli obblighi da parte delle amministrazioni”. In materia di inconferibilità ed incompatibilità poi “sono ancora più numerosi i correttivi da adottare; gli ambiti della normativa sono, in più punti, incerti e contraddittori; il potere di vigilanza dell’Autorità finisce per limitarsi alla possibilità di esprimere un mero parere non vincolante e l’apparato sanzionatorio e’ di difficilissima applicazione concreta”. Cantone ha poi sottolineato che nonostante molte amministrazioni pubbliche abbiano adottato il Piano triennale per la prevenzione della corruzione

Molte amministrazioni pubbliche hanno adottato il Piano triennale per la prevenzione della corruzione “la qualità dei documenti in termini di metodo, sostenibilità ed efficacia è, in molti casi, insufficiente”.  Le prime analisi condotte su oltre 1.300 amministrazioni “evidenziano un risultato in chiaro scuro: un livello pressoché generalizzato di adozione e pubblicazione dei piani (il 90% delle P.A. ha, infatti, adottato il Ptpc e tra queste, più del 50% ha aggiornato il documento nell’ultima annualità) avvertito, però, come un adempimento burocratico; la qualità dei documenti, infatti, in termini di metodo, sostenibilità ed efficacia è, in molti casi, insufficiente”.

Il risultato, ha proseguito Cantone “può spiegarsi in gran parte con la novità della disciplina anticorruzione, con la varietà delle amministrazioni e del livello di competenze presenti nelle medesime, ma anche con la scarsa preparazione che non sempre ha fatto comprendere l’importanza dell’adempimento”. Il presidente dell’Anac ha spiegato che “varie sono le criticità che stanno emergendo: la sostanziale assenza di un’analisi del contesto esterno in cui opera l’amministrazione (in oltre l’80% dei casi); la scarsa mappatura dei processi interni (puntuale solo nel 10% dei casi); l’inadeguata propensione ad applicare metodi di ponderazione del rischio (nel 35% dei casi non è stato previsto alcun metodo) o l’applicazione di metodi inefficaci (nel 45% dei casi); la scarsa integrazione con altri strumenti, quali il ciclo di gestione della performance (riscontrata solo nel 15% dei casi) o il Piano triennale per la trasparenza e l`integrità (nell’80% dei casi viene solo richiamato); la bassa propensione a prevedere misure specifiche rispetto a quelle obbligatorie previste dal Piano Nazionale Anticorruzione, e nei casi in cui ciò avviene (il 40%), una menzione generica”.