ECOMAFIE, SIAMO TUTTI IN PERICOLO

Un reato ogni 18 minuti e un giro d’affari da 22 miliardi di euro. Le ecomafie non conoscono crisi e non si scoraggiano davanti al giro di vite operato dal governo, che ha introdotto nuove e più severe pene per chi inquina dolosamente il nostro territorio. L’ultimo rapporto di Legambiente è un pugno nello stomaco: nel 2014 sono stati accertati 29.293 tra delitti e contravvenzioni, circa 80 al giorno, che hanno ingrassato con 7 miliardi in più rispetto al 2013 le casse già gonfie del crimine organizzato. Un cancro che non consuma solo la Terra dei Fuochi e la Campania ma si è estende da nord a sud, imbottendo lo stivale di rifiuti tossici. Viviamo su terre contaminate, respiriamo aria insalubre, mangiamo prodotti corrotti. Questa la drammatica realtà raccontata dal report, realizzato col contributo di Cobat ed edito da Marotta e Cafiero. A gonfiare di più i guadagni dei boss è soprattutto il settore agroalimentare, che da solo vale 4,3 miliardi di euro. L’incidenza malavitosa cresce soprattutto nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri.

Nel centro Italia è il Lazio a guidare la classifica degli ecoreati, mentre al nord è la Liguria. Nel Meridione il lieve calo di reati commessi in Campania (-21% forse dovuto ai tanti riflettori accesi sul territorio negli ultimi anni) è compensato da un incremento di illeciti in Puglia (4.499). Numeri dovuti al capillare lavoro di monitoraggio e controllo svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine (in particolare da Carabinieri, Guardia di finanza e Corpo forestale dello Stato). La Lombardia, invece, si piazza al top per le indagini sulla corruzione (31), seguita subito dopo dalla Sicilia con 28 inchieste, dalla Campania con 27, dal Lazio con 26 e dalla Calabria con 22. Ma il fenomeno è nazionale. In totale sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l’arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. Analizzando le altre tipologie di reato, “ecomafia 2015” evidenzia un boom di infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti (+26%), che superano la soglia delle 7mila, per la precisione 7.244, quasi 20 al giorno. Alto è stato anche il numero di inchieste sul traffico organizzato di immondizia, ben 35 nel 2014, facendo salire il bilancio a 285 a partire dal 2002.

Impressionante anche il quantitativo di sequestri operati in questo ultimo anno e mezzo: in appena 16 inchieste di questo tipo sono stati bloccati da provvedimenti giudiziari più di tre milioni di tonnellate di veleni. I traffici si dipanano anche lungo le rotte internazionali dove a farla da padrone sono i materiali di scarto destinati illegalmente al riciclo o a un approssimativo recupero energetico: rottami di auto e veicoli soprattutto (38%), scarti di gomma e o pneumatici (17,8%), e poi metalli, plastica, Raee e tessili. Aumentano anche i reati accertati nel settore del cemento, 5.750 (+ 4,3%). Oltre ai danni ambientali il rapporto ha messo in luce anche quelli che hanno riguardato aree tutelate da vincoli paesaggistici e archeologiche, musei, biblioteche, archivi, mercati, fiere e altri luoghi a rischio. Nel 2014 sono stati 852 i furti d’opere d’arte accertati dalle forze dell’ordine, che hanno portato alla denuncia di 1.558 persone e all’arresto di 15. L’attività più ricorrente tra quelle legate all’archeomafia è quella della ricettazione. Come gli altri anni il Lazio si conferma la regione con il maggior numero di infrazioni, seguita da Emilia Romagna, Campania e Toscana. A vigilare e scongiurare ulteriori delitti contro il nostro territorio sono state le Forze dell’Ordine e tra queste, in particolare, il Corpo forestale dello Stato e la Guardia di Finanza.

Ma qualcosa sta cambiando. Secondo la direttrice nazionale di Legambiente, Rossella Muroni, quella del 2015 è una “data straordinaria” perché arriva una legge che “introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti”. E che annega un Paese splendido in un mare di veleni.