Ecco come salvare la famiglia

ramondaC’è bisogno di passare dalle parole ai fatti. La difesa della vita, le proposte per arrivare a questo obiettivo, vanno concretizzate. Ecco perché, come associazione Papa Giovanni XXIII, abbiamo scelto tre linee guida in difesa della vita e della famiglia.

La prima: una moratoria per permettere ai 107.00 bambini che ogni anno non nascono a causa dell’aborto, di poter venire al mondo. Un canale umanitario a sostegno dell’obiezione di coscienza da parte dei medici, il quale consenta che in tre anni vengano portati alla luce 321.000 nuovi cittadini italiani; ricordiamo che il futuro passa per i figli, per la nuova natalità. Un’idea che stiamo studiando, al fine di tradurla in proposta politica.

Seconda idea: uno stipendio alle mamme per i primi tre anni di vita del figlio. 800 euro al mese, un impegno di alto valore sociale che darebbe movimento a tutta l’economia, perché certo quei soldi sarebbero usati nel modo giusto, per beni necessari, per la crescita dei figli. E questo sarebbe anche un incentivo per non ricorrere all’interruzione di gravidanza.

La terza proposta – che vorremmo dare come contributo anche al Sinodo dei vescovi sulla famiglia – è quella di incentivare l’istituto dell’affidamento familiare, come atto di gratuità per il bene dei minori che hanno bisogno di un papà e di una mamma. Ma sarebbe un bene anche per la società che otterrebbe un risparmio importante, anche perché molti di loro potrebbero non più essere inseriti in comunità ma vivere nella loro nuova famiglia.

Su questo esiste una legge molto valida – che riguarda nello specifico proprio l’affidamento familiare – che andrebbe sviluppata; anche i servizi territoriali dovrebbero lavorare in questo senso, anziché limitarsi a inserire i minori in Comunità con dei costi sociali – come detto – molto più elevati.

Ma il motivo principale è che il minore ha bisogno di un padre e di una madre, e su questo bisogna dare risposte; se non c’è la possibilità di vivere con i genitori di origine bisogna dare loro un papà e una mamma sostitutivi. Questa – lo ricordo – è la grande intuizione che ha avuto don Oreste Benzi con le case-famiglia.

L’obiezione classica è: tutto ciò deve però fare i conti con un bilancio dello Stato asfittico. Noi però su questo abbiamo fatto delle proposte; ovviamente bisognerebbe rimodulare tutta la politica fiscale sulla famiglia, tagliare i privilegi (stipendi di centinaia di migliaia di euro, pensioni d’oro, vitalizi, emolumenti anche per i familiari dei potenti, ecc.) con una più equa distribuzione del reddito, ridurre le spese inutili per gli armamenti, come nel caso degli F-35.

Bisogna insomma tornare alla giustizia sociale, riorganizzando la distribuzione delle risorse esistenti, se vogliamo che questo Paese riprenda a vivere.