BILDERBERG, TRA PADRINI E PADRONI

Centotrenta potenti chiusi per una settimana in un albergo di lusso a discutere di politica, finanza, economia. Una riunione riservata, organizzata con la massima cura e con una sola regola: bocche cucite. L’attenzione dei media si accende e decine di giornalisti da tutto il mondo accorrono per cercare di capire cosa filtri dalla scacchiera mondiale, il luogo dove parlano tycoon, lobbisti e uomini di Stato. Ma la pesca va quasi sempre a vuoto, perché ai partecipanti viene imposto il silenzio. Uno schiaffo al diritto di sapere, principio basilare di ogni sistema democratico. A parlarne sono in pochi, di ceti medi o bassi. Al di sopra di un certo strato sociale questo incontro annuale – inaugurato nel 1959 all’interno dell’hotel Bilderberg di Oosterbeek nei Paesi Bassi – diventa evanescente, quasi non esistesse. E come il test dei vasi comunicanti il vuoto finisce col riempirsi di qualcosa: voci, chiacchiere, scenari, ipotesi e ricostruzioni inquietanti. La domanda che aleggia intorno ai summit del club Bilderberg è sempre la stessa: può un gruppo ristretto di uomini dettare i ritmi della nostra storia futura? Siamo veramente noi la causa degli eventi che devono accadere? O tutto viene deciso in una elitaria stanza dei bottoni? L’unica cosa certa in questo gigantesco thriller orwelliano è la lista dei partecipanti al vertice iniziato ieri in un hotel di Telfs-Buchen, a due passi da Innsbruck, celato fra le nebbie e i boschi austriaci, nemmeno fosse il castello di Dracula.

Ve ne facciamo solo alcuni: Jens Stoltenberg, segretario generale Nato, Heinz Fischer, presidente della Repubblica austriaca, Thomas Ahrenkiel, a capo dell’intelligence service danese, David Petraeus, ex Cia e generale dell’esercito Usa, Richard Perle, resident fellow dell’American Enterprise Institute, Heinz Alfred Kissinger, ex consigliere per la sicurezza nazionale americana, Josè Manuel Barroso, ex presidente della Commissione Europea ed Henri de Castries, amministratore delegato del gruppo assicurativo Axa, a svolgere il ruolo di presidente. Non mancano gli italiani: quest’anno sono stati invitati John Elkann (Fca), il banchiere Franco Bernabè, l’imprenditore Gianfelice Rocca, la giornalista di La 7 Lilly Gruber e l’ex premier Mario Monti. L’appartenenza al Club di quest’ultimo è stata denunciata da Beppe Grillo, in un articolo comparso sul suo blog poco dopo l’ascesa a palazzo Chigi dell’ex preside della Bocconi. “Mario Monti sarà anche bravo – scrisse il leader del M5S – sarà un economista di valore, sarà tutto quello che vuoi. E’ certificata, però, la sua appartenenza a certe associazioni sulle quali non mi esprimo. Cito il Bilderberg Group, per esempio”.

L’argomento scelto, almeno ufficialmente, per la sessione 2015 è “Promuovere il dialogo tra Europa e America del Nord”, con accenni anche ai problemi della finanza mondiale e alla crisi in Medio Oriente. Ma in tanti non credono a una noiosa, esclusiva, chiacchierata fra potenti e avanzano ipotesi e congetture sul reale contenuto del dibattito. A farla da padrone nelle teorie complottiste sono soprattutto i giornalisti antisistema che stanno riempiendo blog e quotidiani online di articoli di controinformazione sui quali si accende la curiosità del web. Nel 2006 lo scrittore americano Alex Jones diffuse in rete un reportage autoprodotto intitolato “Endgame” (“gioco finito”). Secondo l’autore in queste riunioni si fisserebbero le strategie per la costruzione di un “Nuovo Ordine Mondiale”, un piano di dominio globale che deve il suo nome al motto in latino riportato sui dollari statunitensi: “Novus Ordo Seclorum”. Un progetto che, dunque, affonderebbe agli albori dell’età moderna, quando le società segrete ebbero un ruolo determinante nella costruzione degli Stati nazionali. I lobbisti, sostiene Jones, mirerebbero a raggiungere questo obiettivo incentivando politiche che favoriscano la progressiva cessione di sovranità dai singoli Paesi a istituzioni sovranazionali e più controllabili. Oltre all’Unione Europea i complottisti ritengono che i Bilderberger vogliano realizzare anche una Unione Nordamericana, formata da Canada, Usa e Messico e collegate da maxi autostrade. Eurasia, Estasia e Oceania… Sembra di leggere “1984”. Non solo, ma punterebbero anche a distruggere le religioni storiche, a partire da quelle monoteiste, per creare un unico pseudo credo globale, di ispirazione esoterica, che non si intrometta su politica e affari, limitandosi a prestare assistenza ai fedeli.

E nel ruolo di “burattinai” in questa discutibile (per non dire fantascientifica) ricostruzione ci sarebbero interessi dei più grandi gruppi bancari del mondo. Nel 2013 il Senatore e presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato, intervenendo a La Zanzara su Radio 24, rivelò di aver trovato un documento choc “dove quando si parla di stragi si parla anche del gruppo Bilderberg. Un documento in possesso di un terrorista di Ordine Nuovo, Ventura. Io credo a questo documento. Ho fatto delle verifiche e posso dire che dietro la strategia della tensione e alle stragi c’è anche il gruppo Bilderberg, una specie di Grande Fratello che sta sopra, manovra”. Mentre negli ultimi giorni i parlamentari grillini hanno diffuso una nota in cui chiedono alla Commissione d’inchiesta sul delitto Moro di andare a Innsbruck per interrogare Kissinger sull’omicidio del presidente della Dc.

Altri, infine, sostengono che nel Nuovo Ordine Mondiale l’umanità non sarà più la stessa, ridotta anche nella popolazione – si passerebbe da 7 miliardi a 500 milioni di persone – grazie alla diffusione di nuove epidemie per una guerra batteriologica e al controllo delle nascite. Si tratta certamente di ipotesi inverosimili che però il “club” non ha mai provveduto a smentire, forse crogiolandosi in modo un po’ snob dell’aurea di mistero di cui è circondato. In fondo è pur sempre la riunione top secret di uomini ultrapotenti, a cui piace, con perfido sadismo, essere immaginati a giocare a scacchi con le sorti del mondo.