CRAC DIVINA PROVVIDENZA, IL CASO AZZOLLINI SCUOTE LA MAGGIORANZA

La maggioranza trema dopo lo scoppio dello scandalo sulla Casa della Divina Provvidenza. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta c’è anche il senatore Antonio Azzollini (Ncd) per il quale è stato richiesto l’arresto da parte della Procura. La giunta per le immunità di Palazzo Madama ha deciso che il caso sarà esaminato a partire dal 16 giugno per concludere i lavori il 24. Ad agitare le acque è la posizione del Pd, specie dopo le dichiarazioni del presidente Matteo Orfini che ha espresso l’intenzione di votare a favore. “Credo che di fronte a una richiesta del genere – ha affermato – si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”. Successivamente è arrivata una leggera correzione di rotta con Orfini che ha detto di voler prima “leggere le carte”. Pronta è arrivata la replica di Maurizio Lupi: “Orfini dice di voler leggere le carte – ha tweettato – ma anche che il Pd voterà per arresto #Azzollini… Logica vuole che una delle 2 frasi sia sbagliata”.

Nonostante questa, situazione di tensione, tuttavia, alti esponenti del partito di Alfano ci hanno tenuto a sottolineare che comunque non ci saranno conseguenze sul governo. Come hanno fatto i due capigruppo di Camera e Senato. “Sono due piani diversi, non ci sono collegamenti, qui – spiega per esempio Renato Schifani – si discute della libertà di una persona”.

Intanto le indagini proseguono. Dagli atti emerge uno spaccato di sprechi, realizzati in oltre un decennio, anche nelle forniture. Nelle 567 pagine di ordinanza spicca il caso dell’Ambrosia Technologies srl, principale fornitore della congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza. A questa societa’ (in Ati con altre due aziende) la Casa Divina Provvidenza, tra il 2000 e il 2001, ha affidato il servizio mensa, nonostante avesse una struttura apposita con locali cucina al suo interno. Secondo quanto ha spiegato un testimone ai magistrati della Procura di Trani (il procuratore aggiunto Francesco Giannella e il sostituto Silvia Curione), la decisione fu presa dopo un’ispezione della Asl la quale accertò che “queste cucine – ha spiegato il teste nell’interrogatorio del novembre 2014 – non erano più idonee per poter fare queste cose”.