ARTE, DALL’AFRICA AL GIAPPONE ALLA SIMON LEE GALLERY

Iniziano oggi a Londra due mostre dal sapore cosmopolita, di scena alla Simon Lee Gallery. Sono “Five Decades: sculpture and works on paper”, una collettiva che riunisce i lavori di quattro figure cruciali affiliate al fenomeno artistico giapponese post-bellico ‘Mono-ha’ (Scuola di cose), e “African Masks After Walker Evans” della fotografa concettuale statunitense Sherrie Levine.

In “Five Decades: Sculpture and Works on Paper” saranno riuniti i lavori di Koji Enokura, Noriyuki Haraguchi, Tatsuo Kawaguchi, Noboru Takayama. Le opere esposte coprono un periodo di cinque anni, ed esamineranno le tendenze artistiche dell’estetica giapponese postmoderna. Questi artisti, attivi nell’arcipelago nipponico già dagli anni ’60 e i primi ’70, lavorano con oggetti e materiali del quotidiano – come vetro, acciaio, ferro, legno ma anche pietra, corda e olio – per creare relazioni tra uomo e materia, persone e cose, tra industriale e naturale.

In “African Masks After Walker Evans”, invece, la fotografa americana Levine, tra le figure principali della cosiddetta “arte di appropriazione” – che consiste nel prendere in prestito opere d’arte già note per crearne di nuove – riesamina una delle collezioni più importanti del fotografo Walker Evans, quella delle maschere africane. Attraverso la ripetizione, la duplicazione e la riedizione degli scatti di Evans, la Levine riesamina i problemi centrali e in corso della propria pratica artistica.

Lo spunto della statunitense nasce dalla collezione di oltre 400 fotografie di oggetti d’arte africana che furono scattate da Evans nel 1935 su commissione del Museum of Modern Art di New York che voleva documentare gli oggetti della grande mostra “African Negro Art”. Le fotografie originali sono state poi usate per creare un portfolio di immagini che hanno viaggiato nei musei di tutto il Paese, svolgendo un ruolo chiave per una lettura occidentale e per la comprensione dell’arte africana. Delle tante foto del portfolio, la Levine ne ha selezionate 24 per rimarcare ancora una volta il sottile rapporto tra originale e copia e tra imitazione e innovazione