WIKILEAKS: L’UE ARMATA CONTRO GLI SCAFISTI

Quella in Libia sarà una missione militare a tutti gli effetti e non un’operazione di polizia per salvare migranti come all’inizio era stata presentata. A rivelarlo sono i documenti messi in rete nella serata del 25 maggio dall’organizzazione di Julian Assange, WikiLeaks, pubblicati in esclusiva dall’Espresso. Lo scorso 18 maggio l’alto rappresentate Ue Federica Mogherini aveva twittato che “la decisione di stabilire una missione navale Ue per distruggere il modello di business dei contrabbandieri e delle reti di trafficanti nel Mediterraneo” era stata presa. L’obiettivo era quello di dare il via all’operazione navale anti-scafisti il 22 giugno quando tornerà a riunirsi il Consiglio degli esteri dei Ventotto.

Ma i dettagli che erano ancora riservati sono stati rivelati dall’organizzazione di Assange, che in questi anni ha avuto modo di mettere in ginocchio più di uno Stato, rivelando quei documenti che non si voleva divenissero di dominio pubblico. Un’operazione Csdp (Common Security and Defence Policy) “con una cornice legale e regole di ingaggio solide può contribuire agli sforzi Ue per smantellare il modello di business delle reti di trafficanti e migranti”. Sono alcune delle raccomandazioni formulate dai militari per la missione “Eunavfor Med” in LIbia, approvata la scorsa settimana dall’Unione Europea.

Il documento rivelato da WIkileaks, cioè il “Piano approvato dai capi della difesa europea per l’intervento militare contro ‘le navi dei rifugiati’ in Libia e nel Mediterraneo”, spiega come l’Europa inizierà una missione di intelligence per fermare i barconi che dalla Libia si dirigono verso le coste italiane e quelle di Malta, poi seguirà una vera e propria missione militare che potrebbe portare anche i militari europei sul suolo libico, con lo scopo di distruggere o sequestrare le navi dei trafficanti. In più, secondo l’organizzazione di Assange, “l’Unione Europea schiererà la forza militare contro infrastrutture civili in Libia per fermare il flusso di migranti, e visti i passati attacchi nel Paese da parte di vari stati europei appartenenti alla Nato e date le provate riserve di petrolio della Libia, il piano può portare ad altro impegno militare in Libia”.

“La strategia di informazione” è una delle ultime raccomandazioni che si possono leggere nel documento. Nel dossier viene sottolineato l’invito a “evitare di suggerire che il focus dell’intervento sia il salvataggio dei migranti, ma enfatizzare al contrario che lo scopo dell’operazione è ostacolare il giro d’affari del traffico dei migranti”. Inoltre si legge anche come il Comitato Militare dell’Unione Europea “conosce il rischio che ne può derivare alla reputazione dell’Unione Europea, rischio collegato a qualsiasi trasgressione percepita dall’opinione pubblica in seguito alla cattiva comprensione dei compiti e degli obiettivi, o il potenziale impatto negativo in cui la perdita di vite umane fosse attribuita, correttamente o scorrettamente, all’azione o all’inazione della missione europea. – e ancora – Quindi il Consiglio Militare dell’Unione europea considera essenziale fin dall’inizio una strategia mediatica per enfatizzare gli scopi dell’operazione e per facilitare la gestione delle aspettative. Operazioni di informazione militare dovrebbero essere parte integrante di questa missione europea”.