SETTANT’ANNI DELLE ACLI, IN SETTEMILA ALL’INCONTRO COL PONTEFICE

“Quello che è cambiato nel mondo globale non sono tanto i problemi, quanto la loro dimensione e la loro urgenza. Inedite sono l’ampiezza e la velocità di riproduzione delle disuguaglianze. Ma questo non possiamo permetterlo!”. E’ quanto affermato da Papa Francesco ricevendo in udienza settemila fedeli appartenenti alle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), in occasione del 70° anniversario della loro fondazione. Il Santo Padre ha osservato che dinanzi alle disparità presenti nell’attuale società “dobbiamo proporre alternative eque e solidali che siano realmente praticabili”. Il vescovo di Roma ha parlato dell’estendersi di precarietà, lavoro nero e ricatto malavitoso che “fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa”.

Al centro del sistema economico mondiale, ha evidenziato, “non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro. E’ questo che comanda! E questo dio-denaro distrugge, e provoca la cultura dello scarto”. In tal mondo, ha ribadito , si scartano bambini, anziani e giovani. Secondo il Pontefice il lavoro deve avere quattro attributi: libertà, creatività, partecipazione e solidarietà. “Queste caratteristiche – ha continuato – fanno parte della storia delle Acli. Oggi più che mai siete chiamati a metterle in campo, senza risparmiarvi, a servizio di una vita dignitosa per tutti”.

E’ poi tornato sui danni che la mancanza di lavoro produce nei giovani, i quali “non sanno cosa fare, e sono in pericolo di cadere nelle dipendenze, cadere nella malavita, o andarsene a cercare orizzonti di guerra, come mercenari”. Il successore di Pietro, inoltre, ha incoraggiato le Acli ad accogliere e offrire supporto per l’inserimento dei giovani che “si spostano per cercare un lavoro adeguato ai propri studi o per vivere un’esperienza diversa di professionalità”.

“Basta un niente oggi per diventare poveri – ha constatato –: la perdita del lavoro, un anziano non più autosufficiente, una malattia in famiglia, persino – pensate il terribile paradosso – la nascita di un figlio: ti può portare tanti problemi, se sei senza lavoro”. Un’importante battaglia culturale, ha aggiunto, “è quella di considerare il welfare una infrastruttura dello sviluppo e non un costo. Voi potete fare da coordinamento e da motore dell’‘Alleanza nuova contro la povertà’, che si propone di sviluppare un piano nazionale per il lavoro decente e dignitoso”. “Nel contesto attuale”, ha concluso, “si potrebbe dire che le vostre tre storiche fedeltà – ai lavoratori, alla democrazia e alla Chiesa – si riassumono in una nuova e sempre attuale: la fedeltà ai poveri”.