PROSTITUZIONE MINORILE ALLA STAZIONE TERMINI, 7 ARRESTI

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Sette arresti sono stati eseguiti dalla Polizia questa mattina tra Roma, Rieti, Viterbo e Napoli nei confronti di altrettante persone ritenute responsabili del reato di prostituzione minorile. Le indagini, avviate da circa un anno da parte del Compartimento di Polizia Ferroviaria per il Lazio con il supporto di intercettazioni, osservazioni, videoriprese e audizioni protette, hanno consentito di accertare che il principale punto di incontro e adescamento per i clienti era la stazione Termini di Roma. Uno degli indagati è finito in carcere mentre gli altri sono agli arresti domiciliari. Vittime di questo vergognoso racket erano minorenni, maschi e femmine, di etnia rom e di età compresa tra i 13 e i 17 anni, che venivano contattate telefonicamente o di persona.

I soggetti usavano avvicinarsi all’area delle scale mobili dove attendevano l’arrivo dei ragazzini per poi condurli in luoghi isolati (bagni pubblici, parchi cittadini, treni in sosta lunga, strutture ricettive vicine o nelle loro abitazioni) nei quali  venivano consumati i rapporti sessuali. I compensi variavano dai 10 a 50 euro a prestazione. Tra gli indagati alcuni residenti nella Capitale e nell’hinterland, altri nelle province di Rieti e Viterbo.

Nei mesi scorsi erano stati già arrestati in flagranza un 59enne e un 79enne, colti mentre consumavano rapporti sessuali con i minori. Durante l’operazione sono state eseguite perquisizioni personali e domiciliari nei confronti di tutti i soggetti coinvolti. Si tratta di persone di estrazioni sociali diverse, di età compresa tra i 35 e gli oltre 80 anni e fra di essi figurerebbero anche un professionista e un parroco 68enne di due chiese nel Viterbese. In casa del prete durante una perquisizione è stato trovato un archivio di pedopornografia: foto, video, file di ragazzini ritratti in atteggiamenti inequivocabili. Ma non è l’unico religioso ad essere coinvolto nell’inchiesta. Un ex parroco, originario della Toscana, è stato infatti denunciato

Secondo quanto emerso dall’operazione “Meeting Point” gli arrestati non avevano collegamenti tra loro ma il sistema funzionava tramite passaparola o perché i clienti si trovavano a passare in stazione.