JIHADISTA SUL BARCONE, ALFANO: “MAI ESCLUSO IL RISCHIO”

“Non ho mai detto che l’Italia fosse esclusa dal rischio terrorismo”. Lo ha detto Angelino Alfano riferendo in Parlamento sulla vicenda di Abdel Majid Touil, il presunto jihadista arrestato ieri a Gaggiano, nel Milanese, e accusato di aver partecipato all’attacco contro il Museo del Bardo di Tunisi, nel quale hanno perso la vita 24 persone, tra cui 4 italiani, e giunto nel nostro Paese in un barcone di immigrati. Il ministro dell’Interno si è difeso da chi nelle scorse ore ne ha chiesto a gran voce le dimissioni. “Le circostanze dell’arrivo in Italia – ha chiarito – hanno destato preoccupazione”. Abdel Majid Touil “è giunto lo scorso 17 febbraio a Porto Empedocle dopo aver viaggiato a bordo di un barcone ed essere stato soccorso in mare – ha raccontato Alfano – . Intercettato all’arrivo, lo straniero che risulta aver fornito false generalità, veniva foto segnalato con conseguente rilevazione delle impronte digitali. Nei suoi confronti il questore di Agrigento ha poi disposto il respingimento intimandone l’allontanamento dal territorio nazionale. Nel momento che il cittadino marocchino fa ingresso in Italia, nulla era stato segnalato dalle autorità tunisine né da quelle di altri Paesi. Ciò ha comportato che il suo trattamento prima e dopo il respingimento ha correttamente eseguito le procedure ordinarie”.

Ma quello che ad Alfano interessava sottolineare è di non aver mai abbassato la guardia sul rischio jihadista. “Non ho mai escluso che questo pericolo potesse concretizzarsi. Anzi ho detto che sarebbe stata elevatissima l’attenzione delle nostre forze di polizia per intercettare anche i più deboli segnali di pericolo, anche sull’uso eventualmente strumentale delle carrette del mare da parte delle reti terroristiche allo scopo di infiltrarvi i propri aderenti e mimetizzarne l’ingresso in Italia”. Il ministro, lodando l’attività delle forze di polizia, ha ricordato che nel 2015 “sono stati espulsi dall’Italia 33 soggetti coinvolti nella minaccia del terrorismo: erano stati 13 in tutto il 2014”.

La bufera sul Viminale si era abbattuta poche ore dopo l’arresto di Touil. Il primo a insorgere contro il responsabile del Viminale era stato Matteo Salvini. “Il terrorista arrestato oggi a Milano – ha scritto sul suo profilo Facebook – era arrivato in Italia all’inizio dell’anno su un barcone partito dalla Tunisia. Un pericolo che la Lega denunciava da tempo. Alfano dimettiti. Tre giorni fa un consigliere del governo libico denunciò che i terroristi dell’Isis stanno partendo per l’Italia sui barconi. Fermare partenze e sbarchi e controllare le frontiere, anche sospendendo Schengen. Subito”. Alle parole del leader sono seguiti i fatti dei parlamentari leghisti che hanno presentato un esposto alla caserma dei carabinieri di San Lorenzo in Lucina, a Roma, contro il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e i ministri dell’Interno e degli Esteri, Angelino Alfano e Paolo Gentiloni, “in quanto non tutelano la sicurezza nazionale e dei cittadini di questo Paese”. “Vogliamo – è stata la richiesta – che la magistratura accerti se ci sono delle responsabilità e continueremo con queste azioni eclatanti e forti perché la politica dell’invasione incontrollata di questo governo deve terminare”

Pronta la risposta di Gaetano Quagliariello: “Povero Salvini: la fissazione è una brutta malattia – ha ironizzato il coordinatore di Ncd – oggi è il giorno in cui bisognerebbe congratularsi con lo Stato per l’arresto di un pericoloso terrorista e, per chi come lui frequenta (poco) Bruxelles, invece di passare giornate intere ad attaccare il ministro Alfano, impegnarsi affinché l’Europa affronti una crisi epocale di dimensioni incredibili. Pretendere di riformare la geografia e inseguire soluzioni domestiche come la sospensione di Schengen, ancor più che stupido – ha concluso Quagliariello -, è inutile e inefficace”. Una difesa d’ufficio, quella dell’ex ministro delle Riforme, che non ha però sedato la protesta delle opposizioni.

A chiedere le dimissioni di Alfano sono stati anche i parlamentari di Fratelli d’Italia, che già in passato avevano denunciato il pericolo jihadista legato all’immigrazione. “Fratelli d’Italia lo aveva detto: con i barconi arrivano anche i terroristi – è stato il commento su Facebook di Giorgia Meloni – Dopo l’allarme lanciato dai servizi di intelligence di mezza Europa, la strage di immigrati cristiani su un barcone al largo delle nostre coste per motivi religiosi e le parole del segretario generale della Nato Stoltenberg sulla possibilità che terroristi e jihadisti possano nascondersi tra gli immigrati, oggi apprendiamo una notizia inquietante”. Renzi e Alfano, secondo la Meloni, dovrebbero darsi “una svegliata” fare “quello che serve: fermare subito gli sbarchi con un blocco navale al largo delle coste libiche e affondare le navi degli scafisti”. L’auspicio espresso dal leader di Fdi è che “tutti gli esponenti del Governo che hanno bollato come ridicolo l’allarme di Fratelli d’Italia abbiano la decenza di dimettersi e tutti gli esponenti della maggioranza che fino a poche ore fa continuavano a sostenere che non esiste alcun nesso tra terroristi e sbarchi chiedano scusa agli italiani”.

Affondo su Alfano anche da un ex collega di partito come Paolo Romani (erano insieme nel Pdl). “Vengono confermate le nostre preoccupazioni – ha osservato l’esponente di Forza Italia – il terrorismo islamico è presente in Italia e potrebbe utilizzare il nostro territorio anche per preparare ed eseguire attentati. E’ una realtà serissima e da non sottovalutare. Il governo, che spesso ha smentito tale possibilità irridendo le nostre denunce, ora deve dare spiegazioni e muoversi con assoluta rapidità e fermezza per fermare gli sbarchi e per farsi sentire con forza e determinazione in Europa e negli altri organismi internazionali competenti. Renzi e Alfano non possono cavarsela solo complimentandosi con le nostre Forze dell’Ordine”.

“Daspo a vita per Alfano dalla politica nazionale” è stata, invece, l’ironica richiesta del Movimento 5 Stelle, secondo cui quanto avvenuto “costituisce un ulteriore colpo alla credibilità di questo governo in termini di sicurezza interna”. “Abbiamo sentito dire ad Alfano che non c’e’ un pericolo consistente in Italia – hanno sottolineato i deputati pentastellati in una nota – ma la realtà è che la sua totale incompetenza al Viminale sta trasformando il nostro Paese in una retrovia per cellule jihadiste”. E Alfano? Ha definito “surreali e deliranti” le dichiarazioni indignate dei suoi avversari. “Questa è l’opposizione – ha detto – Anche questa è la ragione per cui governiamo”.