RAID USA IN SIRIA, UCCISO COMANDANTE DELL’ISIS ABU SAYYAF

Il Pentagono ha annunciato l’uccisione di Abu Sayyaf, comandante dello Stato islamico responsabile delle operazioni finanziarie del gruppo jihadista nel settore petrolifero. Secondo quanto riferito dal segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, le forze speciali statunitensi hanno compiuto un’incursione nella Siria orientale, nell’area di Al Amr. Nell’operazione e’ stata catturata anche la moglie di Abu Sayyaf, Umm Sayyaf.

I media di stato siriani avevano annunciato nella giornata di ieri l’uccisione di almeno 40 combattenti dello Stato islamico da parte dell’esercito di Damasco, incluso un comandante responsabile della gestione dei siti petroliferi, in un attacco contro il maggior campo petrolifero sotto il controllo del gruppo jihadista, Omar. Il comandante era stato identificato come Abu al Teem al Saudi, “ministro del Petrolio dello Stato islamico”. L’annuncio era stato interpretato come il risultato di un’operazione coordinata tra Damasco e Stati Uniti, ma la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa, Bernadette Meehan, ha smentito che vi sia stata qualche forma di coordinamento tra le forze statunitensi e quelle del regime siriano.

Il raid della notte scorsa nell’est della Siria che ha portato all’uccisione di Abu Sayyaf, noto anche come Mohammed Shalabi, è stato condotto da una squadra della Delta force dell’Esercito degli Stati Uniti, arrivata sul posto a bordo di elicotteri Back Hawk e di un aereo Osprey. Non appena i mezzi hanno toccato terra, nei pressi di un edificio dove si riteneva si trovasse Abu Sayyaf, è scoppiato uno scontro a fuoco tra i militari ed i jihadisti, che hanno cercato di usare donne e bambini come scudi umani. “Si è trattato di una battaglia vera e propria”, ha dichiarato una fonte del Pentagono, secondo cui nello scontro a fuoco sono rimasti uccisi una decina di militanti, oltre ad Abu Sayyaf, che nonostante avesse posizione “abbastanza alta” nella gerarchia dell’Is, non figurava tra i quattro super ricercati dalle autorità americane.

Secondo la Casa Bianca, oltre ad essere il responsabile del contrabbando di gas e petrolio in Siria, il leader ucciso “era coinvolto anche nelle operazioni militari del gruppo”. Ancora, la fonte sostiene che le forze speciali hanno tentato di catturare Abu Sayyaf non solo per il suo ruolo, ma anche per cercare di ottenere possibili informazioni sugli americani ancora in ostaggio dei jihadisti (tra questi il giornalisti Austin Tice, rapito nell’agosto del 2012 a Damasco), informazioni che potrebbe avere anche la moglie, arrestata nell’operazione.