FESTIVAL DELLE RELIGIONI, IN DIALOGO INSIEME PER “ANDARE OLTRE”

Si è inaugurata ieri a Firenze l’apertura del secondo festival delle religioni che proseguirà nella città dei gigli anche il prossimo fine settimana, da venerdì 15 a domenica 17. Il titolo scelto quest’anno è “Andiamo oltre”, inteso come invito al superamento di fanatismi e divisioni laceranti tra fedeli di diverso credo religioso verso un rispetto reciproco nella diversità e peculiarità di ognuno. Tanti gli intervenuti alla giornata di apertura. I lavori sono iniziati, dopo la presentazione dell’organizzatrice la filosofa Francesca Campana Comparini, con l’intervento di Aryeh Stern, Rabbino Capo Ashkenazita di Gerusalemme, tramite videomessaggio. È poi intervenuto il Card. Jean Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; H.B. Fouad Twal, Patriarca Latino di Gerusalemme; il rabbino Adin Steinsaltze e, nel pomeriggio, dopo i saluti del Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, vi è stato il contributo conclusivo di Tawadros II, patriarca copto-ortodosso in Egitto.

“Svelare le differenze e porre una lente di ingrandimento su ciò che è scontro vuol dire lavorare nel concreto per costruire la pace”. Così l’ideatrice Campana Comparini ha spiegato le motivazioni del festival aperto dal videomessaggio del rabbino capo di Gerusalemme Aryeh Stern: “Tutti gli esseri umani sono creazione di Dio, questa è la base per costruire il dialogo”. “Tutti – ha ribadito Aryed – soffrono nello stesso modo. I rabbini devono parlare con gli altri leader religiosi”. Riguardo al fanatismo islamico, Stern ha ribadito la sua ferma condanna: “Né i capi religiosi ebrei né i cristiani né i musulmani trovano una giustificazione nell’uccisione degli innocenti”. Poi è iniziato il dibattito tra il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal e il rabbino Adin Steinsaltz, considerato tra i massimi studiosi viventi del Talmud.

Il patriarca di Gerusalemme ha messo in primo piano come il clima di caos e violenze che si sta vivendo in Medio Oriente e in Europa mostri l’importanza del dialogo tra le grandi religioni. “L’invito e la sfida è: andare oltre – ha ribadito Twal – Per il bene di Israele e dei vicini è opportuno risolvere il conflitto e non solo gestirlo. È necessario che la comunità internazionale intervenga seriamente, dato che dopo tanti anni, le varie parti non riescono a trovare un accordo. La Terra Santa non potrà mai essere proprietà esclusiva di un popolo. La sicurezza del popolo israeliano dipende da quella del popolo palestinese. Sono convinto che in questa terra o vivremo insieme o moriremo insieme. Un giorno i capi politici, israeliani e palestinesi, arriveranno a comprendere, al di là delle ambizioni politiche, il senso, la natura e la vocazione di questa terra benedetta”. Twal ha infine rivolto un invito ad “andare oltre la paura”, che è il vero ostacolo alla pace.

Il rabbino Adin Steinsaltz ha messo in primo piano come un ruolo importante lo rivestano i valori, terreno comune dove è possibile incontrarsi. “La religione e la politica seguono logiche diverse – ha sottolineato -. La moralità non conta per gli Stati che seguono logiche legate alla convenienza, al possesso e i confini. Per la religione, invece, le leggi morali sono prioritarie”. Su un punto è stato molto chiaro: “Bisogna sapere cogliere nell’uomo l’immagine di Dio, mentre oggi viviamo un processo di disumanizzazione”. Riguardo l’Isis ha sottolineato: “L‘Isis non ha niente a che fare con la religione islamica. Lo stato islamico non è fatto di uomini religiosi, ma di terroristi”.

Il patriarca copto-ortodosso Tawadros II, intervenendo nel pomeriggio, ha parlato della situazione religiosa nel suo Paese: “L’Egitto e l’Oriente, in generale, hanno molto sofferto per violenze e terrorismo che hanno colpito sia attraverso attentati e distruzioni sia con l’imposizione di un pensiero sia con discriminazioni per motivi religiosi”. Tra i motivi scatenanti, Tawadros II ha citato “un’educazione a senso unico, il carattere settario, la mancanza di rispetto per l’altro, l’ignoranza e i pregiudizi che deformano l’immagine dell’altro”. La soluzione è sviluppare un “discorso religioso illuminato”. Il cristianesimo, infatti, “è foriero di amore e pace”.

“La Chiesa egiziana dopo la distruzione di circa 100 chiese e scuole, nell’agosto 2013, ha messo in pratica questo amore e ha fatto pace con tutti, anche contro chi si erge contro di essa. Sull’esempio di Gesù nel Vangelo, diciamo ai nostri nemici: noi vi amiamo, noi vi perdoniamo. Noi siamo testimoni di tolleranza, rispetto, dialogo e accoglienza”. Infatti, “è meglio una patria senza chiese che una Chiesa senza patria”. Tawadros II ha anche invitato a usare in modo intelligente i nuovi mezzi di comunicazione sociale, come i social network, per avvicinare i più giovani. “La convivenza in una sola patria alla luce di valori umani comuni contribuisce alla costruzione di un mondo migliore”, ha concluso. Il festival proseguirà nel week-end con numerosi ospiti per concludersi domenica sera con “Cielo e terra sono vicini”, lettura corale di testi sacri di diverse religioni fatte dai bambini delle scuole primarie fiorentine.