A RAMALLAH LA MOSTRA “CENTO GIORNI DI SOLITUDINE”

La mostra “Cento giorni di Solitudone”, che prende spunto dal romanzo capolavoro di Marquez, sta proponendo al pubblico della città di Ramallah le immagini della giovane fotografa Nidaa Badwan, l’artista palestinese che, dopo un anno di isolamento nella sua stanza da letto a Deir Al-Balah, nel sud della striscia di Gaza, ha ricostruito vivide e coloratissime scene di vita quotidiana, che risultano in netto contrasto con la realtà grigia vissuta dalla popolazione di Gaza durante l’ultimo conflitto con lo stato israeliano della scorsa estate.

Il poeta fondatore del Romanticismo William Wordsworth affermava che, per creara un’opera d’arte è necessario “rivivere le emozioni in tranquillità”; e sembra proprio che la Badwan si sia ispirata a questo. Attraverso la fotografia è riuscita a ricreare il suo mondo personale, un mondo dove non ci sono guerre, insidie o tragedie. “Credo che ogni cosa, anche la più semplice delle cose possa essere riformulata in maniera artistica. L’arte è la forza creatrice che ci permette di rimodellare ciò che è normale e riformularlo in maniera che diventi anormale”. Le foto, più simili a pitture, in un tripudio di colori, chiaroscuri e giochi di luce definiscono lo stile della giovane fotografa.

Nel mondo della giovane fotografa di Gaza, attività normalissime, come bere un caffè o sbucciare le cipolle, diventano momenti di intimità e solitudine ai quali lo spettatore è invitato a prenderne parte. Badwan riesce a trasformare le banali attività quotidiane in momenti unici, dove non conta più lo scorrere del tempo e le brutali tragedie del mondo esterno. L’isolamento autoimposto della fotografa palestinese non è solo il risultato delle violenze che costantemente coinvolgono la Striscia, ma anche dal clima austero imposto dalla fazione islamica di Hamas che domina nel territorio di Gaza. “L’arte è l’unico mezzo – ha dichiarato la Badwan – che mi permette di essere libera dalla mia comunità e trovare uno spazio per la mia espressione”.