ALLARME CLIMA, SI SCIOLGONO I GHIACCIAI

La (cattiva) salute dei ghiacciai testimonia quanto sia cambiato il clima mondiale negli ultimi 50 anni. In pochi lustri il Pianeta ha subito, a causa dell’effetto serra, un innalzamento della temperatura che normalmente si sarebbe registrata in periodi molto più lunghi. Il caldo anomalo non poteva non influire sulle uniche e preziosissime riserve di acqua dolce esistenti. Dal 1962, infatti, ben il 30% dei ghiacciai italiani sono…evaporati. Questo ha significato milioni di metri cubi di acqua in meno per irrigare campi e colture, ma anche un considerevole impatto sul fragile equilibrio dell’ecosistema globale.

Lo studio sui ghiacciai alpini è stato presentato venerdì scorso a Milano durante il 19esimo Alpine Glaciology Meeting. Dai dati emersi, una superficie ghiacciata delle dimensioni del Lago di Como è andata persa dal 1968 ad oggi. Ben 903 sono invece i corpi glaciali ancora presenti nel nostro Paese, con una superficie complessiva di 369 km quadrati pari a quella del Lago di Garda. Il loro numero è aumentato rispetto al precedente studio solo perché, a causa dello scioglimento delle nevi perenni, i vari siti si sono frammentati.

Questi alcuni degli altri dati emersi dal Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani che ha aggiornato l’ultimo censimento del 1962. Complessivamente, sono 6 le regioni italiane, di cui una non alpina (l’Abruzzo) ad avere dei ghiacciai. La maggioranza dei 903 corpi glaciali presenti nel nostro Paese è di piccola dimensione ad eccezione di tre ghiacciai con un’area superiore ai 10 km quadrati: i Forni in Lombardia, il Miage in Valle d’Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone in Lombardia e Trentino, che è il ghiacciaio più grande d’Italia. La riduzione dei ghiacciai è maggiore in Friuli e Piemonte, con un dimezzamento dell’estensione, mentre è di un terzo in Trentino Alto Adige. Secondo Claudio Smiraglia, glaciologo della Statale di Milano, “Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani è uno strumento indispensabile per capire lo ‘stato di salute’ del cuore freddo delle nostre Alpi la cui evoluzione è il principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto”.

Quello dello scioglimento dei ghiacci, sia sulle catene montuose sia dalle calotte polari, è un problema di enorme entità che ha ricadute drammatiche – quali l’innalzamento dei livelli dei mari e l’assenza di approvvigionamento di acque dolci – su tutta la popolazione mondiale. L’immissione di clorofluorocarburi nell’atmosfera ha infatti provocato un disastro ecologico che gli stessi esperti non sanno se sarà più possibile risanare. L’alterazione della temperatura dovuta all’effetto serra ha significato anche un aumento dell’energia presente nell’atmosfera e quindi una maggior frequenza e violenza di eventi meteorologici estremi quali cicloni, alluvioni, siccità, ondate di caldo e di gelo senza precedenti.

Se i risultati di un meteo sempre più “pazzo” sono sotto gli occhi di tutti, a farne maggiormente le spese sono stati però quei Paesi cosiddetti “in via di sviluppo” in cui una siccità prolungata o un’alluvione hanno messo in ginocchio raccolti e intere popolazioni. Quello che potrebbe sembrare un problema lontano, è invece una catastrofe che da ambientale non può che essere anche umanitaria: milioni di uomini e donne costretti a emigrare verso climi più miti a causa della desertificazione o delle inondazioni. Un oceano di persone in cerca di un posto sicuro dove vivere sta bussando alle porte del ricco Occidente chiedendo delle garanzie di sopravvivenza che nessuno, purtroppo, è in grado loro di dare.