Tre indizi fanno una prova

Un po’ ce le cerchiamo, un po’ ci capitano. Di sicuro siamo bravi a fustigarci dopo che i fatti sono accaduti, cercando di anticipare le critiche dei nostri cugini europei sperando in un’indulgenza che puntualmente non arriva. Tedeschi, francesi, britannici sono in prima linea quando si tratta di sparare a zero sull’italica incapacità; e noi – paradossale ma vero – siamo sempre un passo avanti a loro nel fare la stessa operazione autoflagellante.

Detto questo – e dunque invitando i commentatori nazionali ad evitare di sbrodolare aggettivi e avverbi che vadano oltre i fatti per dipingere un’Italia incapace di qualunque merito – va comunque fatta un’analisi di ciò che sta accadendo.

Nell’ordine: 1) abbiamo pensato a proporci per le prossime Olimpiadi, e allo stadio di Torino abbiamo mostrato quanto di peggio possa accadere in un’arena sportiva; 2) abbiamo inaugurato l’Esposizione universale a Milano, e siamo finiti sui tabloid di mezzo mondo per gli assalti del black bloc; 3) ci apprestiamo a gestire il Giubileo della Misericordia a Roma, e un rogo distrugge il Terminal 3 dell’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci, ossia il cuore dell’hub che accoglie i voli internazionali e milioni di passeggeri provenienti da tutto il mondo.. Pensare al “caso” forse è rassicurante ma piuttosto ingenuo. E’ evidente che c’è qualcosa da registrare nell’organizzazione, nella programmazione, nella gestione delle operazioni di preparazione e controllo dei grandi eventi. Perché questi episodi, oltre a creare un danno economico immediato, provocano un cattivo ritorno d’immagine minando alla base futuri investimenti sul suolo italiano.

Proprio per questo motivo non c’è bisogno di essere proprio noi italiani ad enfatizzare eventuali sbagli o carenze. Attenzione: parliamo di “enfatizzare” non di “evidenziare”. Sembrano parole simili, ma mentre nel primo caso si cerca il sensazionalismo buono per parlare esclusivamente alla “pancia” dei lettori, nel secondo il pubblico è fatto sia di chi deve essere informato e sia da chi gestisce queste grandi strutture, cercando di sollecitare quest’ultimi ad affrontare le carenze ove fossero evidenti.

Ora, nei casi come quello di Milano è possibile pensare a un intervento a monte che impedisca di far avvicinare i facinorosi al centro delle città, onde prevenire più che reprimere; in alternativa, studiare percorsi obbligati dove: 1) si sia fatta opera di bonifica, 2) impedita la sistemazione di “munizioni” e “armi”, 3) siano minimi gli obiettivi sensibili (banche, uffici pubblici, gioiellerie, ecc.), e infine 4) si sia proceduto ad avvertire per tempo la popolazione per sgomberare le strade dalle auto, facile bersaglio dei teppisti.

Per ciò che riguarda l’aeroporto, invece, va ritarato il sistema di intervento immediato; è evidente che sebbene i 18mila sensori possano anche aver funzionato, il sistema antincendio non ha risposto in modo efficace da preservare davvero l’infrastruttura. Che alla fine dell’anno, come accennato, dovrà accogliere milioni di pellegrini in arrivo a Roma per il Giubileo.

Mettiamola così, usando un po’ di ottimismo tipico di chi ha la nazione baciata dal sole. Expo durerà mesi, e alla fine se tutto andrà bene i black bloc saranno uno sbiadito ricordo; il Giubileo è ancora di là da iniziare, e questo incidente servirà ad evitare ulteriori situazioni come quella capitata ieri; peraltro di notte, per fortuna.

Insomma, non tutto il male vien per nuocere. A patto di non commettere il solito errore che la politica e le amministrazioni fanno di continuo, forse per bilanciare l’aggressività dei media: quello di minimizzare.