YEMEN IN GINOCCHIO: IL PRESIDENTE HADI CHIEDE ALL’ONU UN INTERVENTO VIA TERRA

I rappresentanti dello Yemen alle Nazioni Unite hanno chiesto un intervento via terra per poter rispondere all’offensiva dei ribelli Houthi a sud del Paese, dove la situazione dopo un mese di bombardamenti è altamente critica. Nella città di Aden, la seconda più importante, sono morte circa 120 persone negli scontri tra i sostenitori del presidente Hadi e gli sciiti in rivolta.

La guerra nel Paese ha avuto ufficialmente inizio nella notte tra il 25 e il 26 ma la crisi ha radici ben più profonde. Nel 2012 il presidente Ali Abdullah Saleh ha lasciato il suo incarico in seguito alle proteste popolari della primavera araba. Abd Rabbo Mansur Hadi ha preso quindi il suo posto ma l’inefficienza nel gestire l’estrema povertà, la scarsità di risorse idriche, la minaccia jihadista di al Qaeda e le richieste degli houthi e dei zaiditi hanno portato a gennaio al colpo di stato in seguito al quale il presidente si è dimesso. Dopo aver conquistato Sana’a gli houthi a marzo hanno puntato alla città portuale di Aden dove Hadi aveva trovato rifugio.

Il conflitto ha assunto dimensione internazionale dal momento in cui sono intervenute Arabia Saudita e Iran rispettivamente a sostegno delle forze governative pro Hadi e dei ribelli Houthi. Intanto la Croce Rossa della Repubblica Islamica ha previsto per il 9 maggio l’invio di 2500 tonnellate di aiuti umanitari destinate allo Yemen dall’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha accusato gli Stati Uniti aiutare Riyad a commettere “immensi crimini” nel Paese. Intanto il segretario di Stato degli Usa, John Kerry si trova nella capitale araba per trattare con le autorità saudite e chiedere una pausa dai bombardamenti.