EXPO, STORIA DI UNA GUERRIGLIA ANNUNCIATA

E’ accaduto di nuovo. Antagonisti in strada con asce, bastoni e martelli; incappucciati, con l’obiettivo si spaccare tutto ciò che avessero incontrato sulla propria strada, dalle teste dei poliziotti alle auto in sosta, dalle vetrine dei negozi ai bancomat dell’odiato capitalismo.

Inizialmente pacifico, colorato e rumoroso come altre iniziative organizzate in tutta Italia, il corteo milanese si è trasformato in un campo di battaglia. Il percorso era stato ben studiato in modo da evitare contatti con il centro cittadino e Largo Cairoli, dove si trova l’Expo Gate, ma non si era ugualmente pensato di preservare i cittadini delle zone limitrofe, diventate “trincee” dove alcuni manifestanti provenienti da diversi Paesi europei, hanno provocato il panico: distrutte vetrine di banche, finanziarie, sportelli delle Poste ma anche negozi di alimentari e agenzie di viaggio, rotte e oscurato telecamere. E poi cassonetti rovesciati, fioriere, pali stradali, scritte sui muri, bombe incendiarie: un ordigno è stato lanciato all’interno della pasticceria Venchi, in piazza Cadorna, incendiandola. Un altro contro la sede della Bnl in piazza Virgilio. In diversi luoghi hanno anche affrontato le forze dell’ordine, lanciando sassi, pezzi di cemento, fumogeni. Insomma, circa 500 black bloc hanno trasformato la manifestazione in guerriglia.

Dopo la loro azione devastatrice e senza controllo, nascosti da cappucci e caschi, hanno capitolato all’attacco delle forze dell’ordine con idranti e circa 400 lacrimogeni. I manifestanti si sono spogliati dei loro abiti, li hanno lasciati sull’asfalto (a terra è un cimitero di caschi neri, giacconi neri e pantaloni neri) e si sono dispersi tra la folla per non essere riconoscibili.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso la sua “ferma condanna della violenza teppistica” avvenuta nel corso della manifestazione di protesta a Milano. Violenza “tanto più esecrabile in quanto rivolta contro un evento che ha come obiettivo la nutrizione del pianeta, la lotta alla fame e alla denutrizione e un ordine mondiale fondato su una maggiore equità tra Paesi ricchi e Paesi in via di sviluppo”. Il Presidente ha inoltre espresso “la sua piena solidarietà ai cittadini di Milano, vittime di pesanti danneggiamenti, e alle forze dell’ordine che hanno fronteggiato i violenti con responsabilità e grande senso del dovere”.

Fin qui le dichiarazioni della massima carica dello Stato. Ma qualche domanda dobbiamo porcela. Perché se già conosciamo l’epilogo di certe manifestazioni vengono permesse? Perché non vietare l’ingresso in città facendo un cordone all’esterno? Perché non scegliere eventualmente percorsi già “bonificati”, evitando strade con banche od obiettivi sensibili e soprattutto consentendo ai residenti di portare via le proprie autovetture?

Aspettare i black bloc aumentando le barricate si sta rivelando solo un invito ad organizzarsi meglio, ad alzare la potenza di fuoco, a raccogliere la sfida della guerriglia urbana. Lo Stato può e deve farsi sentire, non tanto per reprimere questi balordi, quanto per difendere gli onesti cittadini che dopo il passaggio di questi teppisti si vedono distrutta magari l’unica auto familiare, quasi sempre con le rate ancora da pagare, e con la quale ci si sposta per andare al lavoro. Possibile – viene da chiedersi – che queste “menti geniali” che lottano contro il sistema non si rendono conto che un paio di auto bruciate ai cosiddetti “poteri forti” non spostano nulla mentre ai poveracci colpiti – appartenenti al popolo, rappresentanti del proletariato – possono togliere il fiato per vivere?

Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha chiesto le dimissioni di Alfano: “Quello che è successo a Milano era altamente preannunciato e Alfano si dovrebbe dimettere. Mi auguro che qualche centinaio di balordi passi qualche settimana a San Vittore. Da milanese e italiano faccio il tifo per Expo – ha aggiunto – ma per ora è solo una vetrina per i ministri che sono lì spaparanzati, mentre all’estero va l’immagine di una città devastata e saccheggiata da teppisti. Vorrei sapere chi paga i danni”.

Replica indirettamente il ministro dell’Interno: “Un grande grazie alle forze dell’ordine e a tutto il sistema della sicurezza milanese. Hanno evitato il peggio con intelligenza e fermezza. La tattica di ordine pubblico adottata a Milano ha infatti evitato il peggio. La giornata inaugurale di Expo non è stata macchiata dal sangue né dei manifestanti né delle forze dell’ordine”.

Dunque nessuno si è fatto male. Eppure l’immagine dell’Italia ne esce con le ossa rotte. Ma dobbiamo smetterla con il vizio tutto nostrano di accontentarsi del male minore; una strategia che in politica ha fatto danni irreparabili, e adesso sta iniziando a farli anche nella società.