UCRAINA, POROSHENKO: “IN 5 ANNI PRONTI A ENTRARE IN EUROPA”

C’è stato ieri, nel palazzo della presidenza di Kiev, un vertice tra Ucraina e Unione europea, a cui hanno partecipato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker e il presidente ucraino Petro Poroshenko. Molti i temi in agenda, che hanno lasciato altrettanti punti interrogativi aperti, che si punta a risolvere al più presto.

Importante l’annuncio del presidente ucraino, che dice di vuoler portare Kiev all’interno dell’Unione europea nell’arco di 5 anni, “siamo ambiziosi”, dice, ma in Europa non sono tutti pronti ad accoglierla a braccia aperte. Poroshenko assicura che entro 5 anni il Paese avrà i requisiti per poter chiedere l’adesione all’Europa, dicendo che tale entrata è un “obiettivo chiave e un’aspirazione strategica”. “Faremo massimi sforzi in questa direzione, inclusa la piena e incondizionata osservanza degli accordi di Minsk”, ha assicurato Poroshenko. Ma sono in molti a ritenere che accogliere Kiev nell’Ue significhi sfidare apertamente Mosca e deteriorare irrimediabilmente i rapporti con Putin.

Intanto è stata però istituita la zona di libero scambio commerciale tra l’Ucraina e l’Unione, prevista dagli accordi tra le due parti, e inizierà a funzionare dal primo gennaio 2016. A dichiararlo è stato il premier ucraino Arseni Iatseniuk: “Non ci saranno più ritardi, né Mosca né nessun altro ha diritto di rimandarlo o di cambiare i testi dell’accordo”, ha detto Iatseniuk.

Donald Tusk, pur esprimendo sostegno per la difficile situazione del Paese, ha però sottolineato che resta ancora molto da fare. “L’Europa non può fare il lavoro duro al posto vostro – ha detto Tusk – siete soltanto voi, la nazione ucraina, il governo e il parlamento che può portare avanti il duro lavoro di riformare l’Ucraina per renderla un Paese più benestante e più equo”. Secondo le autorità europee, Kiev si deve impegnare in particolare per combattere per la corruzione, ma per il presidente Poroshenko sono sulla strada giusta.

È stata bocciata anche la richiesta di Kiev di sostegno militare nel Donbass, infatti Donald Tusk ha gelato: “Possiamo parlare solo di una missione civile, non militare”, ribadendo che non invierà nel Paese dei peacekeeper.