CARITA’ E PREGHIERA: L’EREDITA’ DELLA BEATA MARIA ELISABETTA TURGEON

E’ stato il cardinale Angelo Amato, a nome del Papa, a presiedere la Cerimonia di beatificazione di Maria Elisabetta Turgeon, la religiosa canadese vissuta nel XIX secolo. Da lei la Chiesa riceve in eredità la fede di chi sa confidare nel Signore anche quando il corpo è debole. La consacrata nella sua breve vita, morì infatti a 41 anni, riuscì a fondare la Congregazione delle Suore di Notre Dame del Santo Rosario. Una realtà i cui frutti oggi sono estesi negli Stati Uniti e nel Centro America.

In particolare Maria Elisabetta rivolgeva la sua attenzione ai bambini poveri delle campagna di Saint-Germain di Rimouski non lontana da quella di Québec. Nonostante le sofferenze sopportate a causa della fragile salute, la sua era una presenza di letizia e gioia che accompagnavano un carattere coraggioso e deciso. La religiosa aveva una fiducia incrollabile nel Signore e in particolare nella Divina Misericordia. Una volta affermò che “con la protezione di Gesù Cristo, le ragnatele sono più forti delle muraglie, ma senza la sua protezione le più forti muraglie sono fragili come ragnatele”.

Il cardinale Amato durante la Cerimonia ha ricordato così la vita di Maria Elisabetta: “Si santificò proprio con la carità verso il prossimo bisognoso di istruzione e di formazione cristiana. Sono quattro gli aspetti più rilevanti della santità di questa donna: ricerca e accettazione della volontà di Dio; missione concentrata sull’istruzione e sull’educazione cristiana dei piccoli; vita di fede, speranza e carità; unione con Dio nella preghiera”.

E’ dunque la carità la via perfetta che ha condotto la beata canadese a farsi strumento nelle mani di Dio. Di fronte alle avversità, era solita affermare che “tutto concorre al bene di coloro che cercano la volontà di Dio”. E aggiungeva che “il riposo viene dopo il lavoro, la vittoria dopo la battaglia e la gioia dopo la sofferenza”. E’ alle sorelle della congregazione che lascia il suo testamento spirituale pochi giorni prima di morire: “Mie sorelle, vi incoraggio particolarmente a vivere la comunione, la carità fraterna, giacché quando si è uniti in una comunità, quando la pace regna tra i suoi membri, si vive il cielo già sulla terra”.