Il Pontefice: il lavoro in nero è un’ingiustizia

“L’amore a Dio e l’amore al prossimo sono una unità e se tu vuoi fare penitenza, reale non formale, devi farla davanti a Dio e anche con il tuo fratello, con il prossimo”. Così Papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa Santa Marta. Il vescovo di Roma ha compiuto una riflessione sulla prima lettura, un brano del profeta Isaia, e il Vangelo, nel quale Gesù condanna i farisei perché facevano “tante osservanze esteriori, ma senza la verità del cuore”. Il digiuno vero della Quaresima, ha osservato, è quello che scioglie le catene inique, rimanda liberi gli oppressi, veste i nudi, fa giustizia.

La fede senza opere è morta, allora “se uno va a Messa tutte le domeniche e fa la comunione, gli si può chiedere: ‘E com’è il tuo rapporto con i tuoi dipendenti? Li paghi in nero? Paghi loro il salario giusto? Anche versi i contributi per la pensione? Per assicurare la salute?’”. Il Pontefice ha considerato il fatto che tanti uomini e donne di fede affermano di fare l’elemosina dicendo “Sì, sì, sempre io invio un assegno alla Chiesa…”. Ma poi, la considerazione del Santo Padre: “Ah, beh, va bene. Ma alla tua Chiesa, a casa tua, con quelli che dipendono da te – siano i figli, siano i nonni, siano i dipendenti – sei generoso, sei giusto?”. Se così non fosse si compie “un peccato gravissimo”, quello di “usare Dio per coprire l’ingiustizia”.

Il successore di Pietro ha invitato i fedeli a pensare a quei bambini e anziani che “non hanno la possibilità di essere visitati da un medico” e magari aspettano otto ore o la settimana dopo prima di essere curati. “‘Grazie a Dio io ho una famiglia che compie i comandamenti – ha soggiunto il Papa – non abbiamo problemi…’ – ‘Ma in questa Quaresima nel tuo cuore c’è posto per quelli che non hanno compiuto i comandamenti? Che hanno sbagliato e sono in carcere?”. “Se tu non sei in carcere – ha spiegato – è perché il Signore ti ha aiutato a non cadere”. “Accompagna, Signore, il nostro cammino quaresimale – ha concluso – perché l’osservanza esteriore corrisponda a un profondo rinnovamento dello Spirito”.