STRAGE DI MIGRANTI, I GIUDICI: “E’ STATA UNA COLLISIONE”

“Le manovre errate compiute dal comandante del peschereccio, che nel tentativo di abbordare il mercantile, ha portato il peschereccio a collidere con la nave più grande; e il sovraffollamento del natante, che è stato sbilanciato dalle manovre errate e dagli spostamenti dei migranti a bordo. Si è perciò capovolta”. Gli inquirenti della Procura di Catania che indagano sul naufragio avvenuto la notte tra sabato e domenica, e che è costato la vita ad almeno 800 migranti, hanno confermato dunque la collisione tra la nave portoghese King Jacob e il barcone proveniente dal nord Arica. “Nessuna responsabilità – si legge in una nota della Procura – può profilarsi, sulla base di quanto emerso, a carico del personale della mercantile che ha doverosamente prestato soccorso e che non ha contributo in alcun modo all’evento fatale”.

I primi a raccontare questo scenario erano stati alcuni sopravvissuti. Sabato sera, attorno alle 22, avevano spiegato i migranti agli operatori umanitari dell’Unhcr, dal barcone è stato avvistato il mercantile portoghese, che era stato dirottato in zona dalla centrale operativa della Guardia Costiera.

A quel punto il tunisino che era alla guida e che è stato fermato ieri sera dalla polizia, avrebbe puntato la prua dell’imbarcazione verso la nave ma, una volta avvicinatosi, avrebbe pilotato senza la dovuta attenzione. “Voleva guidare la barca – hanno raccontato i sopravvissuti – e allo stesso tempo nascondersi tra di noi”.

Questo atteggiamento del tunisino avrebbe portato il barcone ad urtare la King Jacob. A quel punto a bordo è scoppiato il panico: “tutti hanno iniziato ad agitarsi – hanno raccontato i migranti – quelli che erano piu’ in basso hanno solo sentito l’urto ma non vedevano niente e volevano salire. Alcuni di quelli che erano sul ponte sono finiti in acqua subito. La barca ha cominciato a muoversi sempre di più e poi si è rivoltata”. All’Unhcr i migranti hanno raccontato di esser partiti dalla Libia sabato mattina, attorno alle otto, e hanno sostenuto che a bordo c’erano circa 800 persone.

Ventotto, questo il numero dei superstiti del terribile naufragio nella notte del 19 aprile a largo della Libia. La nave Gregoretti della Guardia Costiera, con a bordo i sopravvissuti, è arrivata nel porto di Catania. Ad accoglierla il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. Tra le persone tratte in salvo ci sarebbe anche lo scafista che era a alla guida del peschereccio che si è rovesciato, causando la morte di una cifra tra le 750 e le 900 persone.

Terribile il racconto di due superstiti che hanno detto di essersi “aggrappati ai morti per non finire a fondo”. Secondo quanto si apprende dai soccorritori che li hanno recuperati, i due annaspavano in mezzo ai cadaveri, urlando con le ultime forze per attirare i gommoni che perlustravano la zona.

I soccorritori sono arrivati nella zona dove si è capovolto il barcone a notte fonda e immediatamente hanno iniziato le ricerche a bordo dei gommoni. “Durante le ricerche in mare dei cadaveri – hanno spiegato – abbiamo trovato due persone vive in mezzo ai morti”. “Erano allo stremo delle forze – ha aggiunto chi ha partecipato all’operazione di recupero – hanno urlato con le loro ultime forze perché hanno sentito il rumore del motore e siamo riusciti ad individuarli e a salvarli. Non avrebbero resistito ancora a lungo”.

Ma la tragedia dei viaggi della speranza non accenna a fermarsi. Ieri mattina un barcone con a bordo centinaia di persone ha urtato gli scogli a largo dell’isola greca di Rodi e ha cominciato a imbarcare acqua. Tre migranti sono annegati e altri 90 senza documenti sono stati salvati. Tra i sopravvissuti ci sono in gran parte siriani ed etiopi, tra cui 22 donne e sei bambini. I morti sono un uomo, una donna e un neonato. Secondo le stime iniziali, a bordo della nave di legno ci sarebbero state circa 200 persone, ma dopo ore di ricerche le autorità hanno dichiarato che non ci sono altri dispersi.

Tuttavia i naufraghi continuato a insistere che ci fossero tra cento e 150 persone a bordo. Hanno raccontato che la nave è partita dalla Turchia e che ciascuno di loro ha pagato 2.500 agli scafisti. Il capitano, hanno detto, è fuggito su una motonave quando la barca è arrivata vicino alle coste rocciose di Rodi. Qui la nave si è schiantata e in pochi minuti è affondata, con le persone che hanno cercato di raggiungere la riva aiutate dagli abitanti del posto.

Le autorità locali sono state allertate perché fornissero rifugio ai migranti, mentre il governo di Atene ha chiesto nuovamente ai partner europei di aumentare gli sforzi per far fronte alla “crisi umanitaria”. Il numero dei migranti e rifugiati senza documenti che raggiungono la Grecia è triplicato nei primi tre mesi del 2015, rispetto allo scorso anno, a causa dei conflitti in corso. Il numero ha superato sinora le 10mila persone e arriverà a 100mila alla fine dell’anno, se il ritmo degli arrivi non calerà.