UN PENTITO: “HO DECISO DI COLLABORARE DOPO LA SCOMUNICA DEL PAPA”

“Ho deciso di collaborare con la giustizia dopo la scomunica dei mafiosi di Papa Francesco, quelle parole mi hanno colpito moltissimo. Mi hanno fatto riflettere e così ho deciso di cambiare vita”. A parlare è Carmelo D’Amico ex boss di Cosa Nostra divenuto collaboratore di giustizia che sta deponendo durante il processo sulla trattativa Stato-Mafia. “Volevo cambiare vita – ha detto, visibilmente emozionato, collegato in videoconferenza – sia per me che per la mia famiglia. E quando ho sentito le parole del Papa contro la mafia ho deciso di parlare con i magistrati per raccontare ciò che sapevo”. Era il 21 giugno del 2014 quando il Pontefice pronunciò la sua scomunica ai mafiosi: “La Chiesa deve dire di no alla ‘ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”. Il pentito D’Amico oggi ammette anche “di non avere raccontato tutto subito – spiega – perché avevo paura per la mia famiglia che stava ancora a Barcellona Pozzo di Gotto”.

L’esordio di D’Amico è stato da brividi: “I nomi che farò oggi sono di persone capaci di tutto – ha spiegato – possono entrare nelle carceri e uccidere simulando suicidi e morti naturali. Sono loro che dirigono la politica e cercheranno di togliermi di mezzo come volevano fare con lei, dottor Di Matteo”. Secondo la testimonianza dell’ex mafioso dietro le stragi del 1992 ci sarebbero pezzi deviati dei servizi segreti e della politica; affermazioni, ovviamente, tutte da verificare. “Tanti pentiti come Brusca o Giuffrè, e altri collaboratori sono in piena coscienza che i mandanti delle stragi sono sono loro. Siccome sanno la potenza dei servizi segreti, non parlano perché sono spaventati. Io ho paura di tutto. Faranno di tutto per eliminarmi”.