STRAGE DI MILANO, COMMOZIONE AI FUNERALI. SCOLA: “GIUSTA PENA PER GIARDIELLO”

Si sono conclusi nel duomo di Milano i funerali di due delle tre vittime della strage del tribunale del 9 aprile scorso. Il rito viene officiato dal cardinal Angelo Scola, arcivescovo della diocesi ambrosiana. Come annunciato alle esequie di Stato, deliberate dal Consiglio dei ministri, era presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato è entrato da una porta laterale della basilica accolto dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e dalla presidente della Camera Laura Boldrini.

All’interno del Duomo, gremito di milanesi, c’era anche il presidente del Senato Pietro Grasso. La zona attorno al Duomo è completamente transennata e dietro le transenne si sta accalcando una folla di cittadini che, non trovando posto all’interno della cattedrale, assisteranno dall’esterno ai funerali che saranno officiati dall’arcivescovo di Milano Angelo Scola. Selle bare del giudice Claudio Ciampi e dell’avvocato Lorenzo Claris Appiani sono state adagiate le toghe che usavano durante la loro attività. Funerali privati, invece, per Giorgio Erba, terza vittima di Claudio Giardiello.

“Le vittime innocenti di questo sciagurato pluriomicidia ci chiedono almeno di pregare perché Claudio Giarliello – ha detto il cardinal Scola durante l’omelia – attraverso la giusta pena espiatoria, prenda consapevolezza del terribile male che ha compiuto fino a chiederne perdono a Dio e agli uomini che ha così brutalmente colpito”.

Secondo l’arcivescovo di Milano da queste morti “deve nascere una maggiore responsabilità di educazione civica, morale e religiosa dal profondo di ogni uomo e ogni donna della nostra metropoli, instancabilmente perseguita da tutte le agenzie educative, dalla famiglia, alla scuola, fino alle istituzioni. Non lasciamo che sulle figure di questi cari si spenda la coltre soffocante dell’oblio. Mantenere desta la loro memoria è garanzia di fecondità”.

Scola ha poi invitato a non fermarsi “alla comprensibile paura, alla giusta elaborazione di più rigorosi sistemi di sicurezza, a dialettiche, tra loro strumentali tra le parti. Se la morte chiede di essere abbracciata dall’amore non abbiamo forse bisogno di fare di questo amore una sorgente di amicizia civica, un incisivo criterio di edificazione di Milano e delle terre lombarde in profonda trasformazione?”. È un compito, ha osservato il porporato, che “deve cominciare dal profondo di ogni uomo e di ogni donna della metropoli” e non solo per chi ricopre cariche istituzionali.