RIVOLUZIONE ASIATICA AL MILAN, BERLUSCONI PRONTO A CEDERE

Per Silvio Berlusconi il dubbio è se insistere o mollare. La sua storia dalla presidenza del Milan dipende da questa scelta, laddove insistere significa cedere il 30% delle quote (la sua intenzione iniziale) e mollare dar via la maggioranza chiudendo un era memorabile del calcio italiano. Voci vicine all’ex premier parlano di colloqui in stato molto avanzato, tanto che lo stesso presidente avrebbe detto: “è tutto fatto per un miliardo e mezzo”. Di certo oggi ci sono solo le due offerte, quella di un misterioso magnate cinese, con cui l’ex cav ha avuto un colloquio misterioso ad Arcore, e quella del thailandese Bee Taechaubol. Nulla è stabilito, perché tutto dipenderà dal cash che i due saranno capaci di mettere sul tavolo e anche dalle garanzie tecniche nei confronti della sua creatura prediletta. Berlusconi ha preso il Milan in Serie B e lo ha portato in cima al mondo, il suo palmares è da urlo: 5 coppe campioni e 8 scudetti, 3 titoli mondiali e via dicendo, per un totale di 28 trofei. Con lui il club rossonero si è potuto fregiare del motto “club più titolato al mondo”, sia pur in coabitazione con il Boca Juniors.

Se cederà lo farà perché le capacità economiche del suo gruppo non gli consentono di poter mantenere questo trend. Ma un pezzo di famiglia è comunque destinato a restare, Silvio sarebbe infatti riuscito a ottenere dai possibili acquirenti la permanenza della figlia Barbara nel ruolo di ad. Con tanti saluti ad Adriano Galliani che ha evidentemente perso il braccio di ferro a distanza con la delfina del gran capo. Un altro fedelissimo che ha finito col trovarsi in conflitto col suo mentore, scenario che richiama quanto sta avvenendo anche dentro Forza Italia.

Passiamo alle quote, che vedono i cinesi in leggero vantaggio sul tycoon thai. Si parla di calcio ma è evidente che Berlusconi potrebbe avere interesse ad attrarre investitori dal Paese di draghi e della seta anche per altri affari. Un’operazione simile, fra l’altro, asseconderebbe l’input del governo di Pechino che punta a sfondare anche nel mondo del calcio e vede l’Italia come terra di opportunita’ per le proprie compagnie, da ultima ChemChina che ha appena scalato Pirelli.