Confermati gli spari degli scafisti a una motovedetta italiana

Quattro uomini armati di kalashnikov hanno sparato verso una motovedetta italiana domenica pomeriggio al largo di Tripoli. La conferma arriva da fonti qualificate secondo le quali i colpi sarebbero stati sparati a pelo d’acqua in direzione dell’imbarcazione tricolore. Gli uomini armati, sempre secondo le stesse fonti, erano a bordo di un gommone di 5 metri con due motori fuoribordo. La motovedetta della guardia costiera era impegnata nel soccorso di migranti a largo delle coste libiche quando è stata avvicinata da un barchino veloce con a bordo quattro persone; queste, minacciando i marinai italiani, si sono riprese il barcone vuoto, presumibilmente per poterlo riutilizzare per un altro trasporto di disperati.

“I nostri mezzi, a seconda delle missione, hanno a bordo delle armi. Ma cosa sarebbe accaduto se avessimo usato quelle dotazioni? Quanti rischi avremmo corso?”. Il comandante delle Capitanerie di Porto, l’ammiraglio Felice Angrisano, ha ricostruito l’accaduto precisando che i suoi uomini non erano disarmati. “Avevamo l’esigenza di evitare che non solo il nostro equipaggio ma anche le 200 persone appena soccorse non corressero alcun rischio. Ecco perché le armi sono rimaste all’interno della motovedetta. In ogni caso – aggiunge – nelle nostre operazioni di soccorso l’armamento a disposizione è quello previsto in funzione delle operazioni da assolvere nelle molteplici materie per le quali il personale è chiamato ad operare. Per le operazioni di soccorso, soprattutto con un numero di migranti imprecisato, occorre avere sempre a bordo qualche salvagente in più”.

“Un fatto allarmante, che segna un ulteriore salto di qualità” degli scafisti, ha commentato Maurizio Lupi, titolare del ministro delle Infrastrutture da cui dipende il Corpo della Guardia costiera. È “indispensabile – ha aggiunto – un intervento delle istituzioni internazionali in Libia”.

Di diverso parere la Lega Nord che, per bocca del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, auspica dei chiarimenti dal Governo: “Cosa ci faceva una motovedetta italiana nelle acque a 50 km di distanza da Tripoli quando l’operazione Triton prevede un controllo di 30 miglia dalle nostre coste?”. “Come si possono mandare nostri operatori disarmati in acque che bagnano un Paese in preda a una guerra interna e contro il mondo occidentale?” ha chiesto Calderoli. “L’Isis ha definito il nostro un governo di crociati, ma sbaglia – ha concluso l’esponente del Carroccio – Il nostro governo è da Croce rossa nel senso che bisogna chiamare subito un ambulanza per portarli in ospedale per manifesta incapacità di gestire le vicende interne ed internazionali”.