I 20 nuovi cardinali di Bergoglio
CHI SONO E PERCHE’ HA SCELTO LORO

La nomina di nuovi cardinali non è mai un caso all’interno del Vaticano. Chi esercita il Ministero Petrino sa che il suo ruolo non è eterno e quindi si impegna sin dai giorni della sua elezione per lasciare in eredità al Popolo di Dio una Chiesa sempre più conforme alla sua natura di Sposa di Cristo. E’ quello che distingue questo ufficio da tutti i poteri secolari che guidano la Terra: il senso di responsabilità. Nessuna potestà (e tanto più quella del Papa) nasce da se stessa ma deriva da una Volontà superiore, seguendo il Suo disegno. Quello operato da Bergoglio in questi giorni è il più vasto rimpasto del Collegio Cardinalizio degli ultimi anni e avviene a pochi mesi da un Sinodo complicato, in cui sono emerse non poche divisioni. Imporre la porpora significa ampliare, de facto, la platea dei grandi elettori del futuro vescovo di Roma, inserendovi figure nuove, più in linea con quello che la massima carica ecclesiale vuole. E vuol dire anche far penetrare all’interno della Curia idee fresche che provengono dalle diverse realtà del mondo, non solo quelle dell’Occidente. Non è casuale che queste investiture avvengano proprio quando si fa caldo il dibattito attorno alla riforma degli uffici vaticani, fortemente voluta da Francesco. Si allarga così il fronte di cardinali provenienti dalle “periferie” tanto care a Bergoglio, prelati che hanno vissuto a contatto con miseria, criminalità, privazione della dignità umana, schiavitù e con gli altri mali prodotti dall’uomo. Affinché nei sacri palazzi torni anche la voce degli ultimi. Di seguito riportiamo la lista dei vescovi cui il Successore di Pietro ha affidato questa missione.

Dominique Mamberti, arcivescovo titolare di Sagona, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Diacono di Santo Spirito in Sassia, è l’unica porpora della Curia romana.

Manuel José Macário do Nascimento Clemente, patriarca di Lisboa (Portogallo), è cardinale di Sant’Antonio in Campo Marzio. “Per me – ha dichiarato – sarà un grande piacere poter collaborare ancor più direttamente con Papa Francesco, con il cui pontificato e pensiero mi identifico completamente”.

Berhaneyesus Demerew Souraphiel, arcivescovo di Addis Abeba (Etiopia) e presbitero di San Romano Martire. Recentemente ha descritto l’Africa come un continente “dal grande futuro e dalla grande responsabilità, non solo nei confronti degli africani, ma del mondo intero”.

John Atcherley Dew, arcivescovo di Wellington (Nuova Zelanda), nominato da Papa Francesco presbitero di Sant’Ippolito, viene considerato tra i porporati più progressisti dell’intero Collegio.

Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo è uno dei due italiani designati in questo Concistoro. Presbitero dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Tor Fiorenza, ha letteralmente “l’odore delle pecore” per usare un’espressione cara a Francesco. Infatti ha raccontato che in gioventù, dopo la prematura scomparsa dei genitori, ha fatto il pastore.

Pierre Nguyên Văn Nhon, arcivescovo di Hà Nôi (Viêt Nam) e presbitero di San Tommaso Apostolo. A capo della principale diocesi di un Paese in cui il governo comunista esercita un forte controllo sulle attività religiose ha affermato che la Chiesa Cattolica ha “molto da fare”.

Alberto Suárez Inda, arcivescovo di Morelia (Messico). Presbitero di San Policarpo è il tipico pastore di frontiera chiamato a operare in un contesto sociale segnato dal dilagare della criminalità legata soprattutto al narcotraffico.

Mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) e presbitero di Sant’Ireneo a Centocelle. Da tanti anni in prima linea per favorire il dialogo tra religioni ha collaborato con il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.

Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia) e presbitero di Santa Maria Addolorata, è un promotore del confronto interreligioso nel sud est asiatico, in particolare con la maggioranza buddista del suo Paese.

Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento. Presbitero dei Santi Andrea e Gregorio al Monte Celio è noto per la sua opera a favore dei migranti. In un’intervista subito dopo l’elezione ha sottolineato che per lui non cambierà nulla a parte il fatto che affronterà i suoi impegni con una visione più ampia.

Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo (Uruguay) e presbitero di Santa Galla, con i suoi 55 anni è uno dei più giovani porporati. Tra le prime dichiarazioni ha rimarcato il sempre crescente ruolo dei laici nella Chiesa, indicandoli come il “gigante che dorme”.

Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid (Spagna). Presbitero di Santa Maria in Vallicella è una delle voci più rappresentative dell’episcopato spagnolo. Da dieci anni, infatti, è ai vertici della Conferenza episcopale nazionale.

José Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David (Panamà) e presbitero di San Giuseppe da Copertino. Agostiniano recolletto di origine spagnola è il primo porporato di Panamà e anche il primo cardinale nella storia plurisecolare del suo ordine religioso, la cui fondazione risale al 1588.

Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago de Cabo Verde (Arcipelago di Capo Verde). Presbitero di San Timoteo rappresenta i circa cinquecentomila abitanti dell’arcipelago africano, ma anche gli oltre settecentomila connazionali emigrati in America o in Europa.

Soane Patita Paini Mafi, vescovo di Tonga (Isole di Tonga) e presbitero di Santa Paola Romana. Con i suoi 53 anni è il più giovane cardinale della Chiesa cattolica. Ha espresso il convincimento che con la sua elezione “il Papa non abbia guardato solo a Tonga ma alla Chiesa dell’Oceania nel suo insieme”.

Oltre ai 15 cardinali elettori il vescovo di Roma ha consegnato la berretta rossa ad altri 5 arcivescovi e vescovi emeriti “che si sono distinti per la loro carità pastorale nel servizio alla Santa Sede e alla Chiesa”: Luigi De Magistris, arcivescovo titolare di Nova, Pro-Penitenziere Maggiore emerito e diacono dei Santissimi Nomi di Gesù e Maria in via Lata; Karl-Josef Rauber, arcivescovo titolare di Giubalziana, ex nunzio apostolico e diacono di Sant’Antonio di Padova a Circonvallazione Appia; Luis Héctor Villalba, arcivescovo emerito di Tucumán e presbitero di San Girolamo a Corviale; Júlio Duarte Langa, vescovo emerito di Xai-Xai e presbitero di San Gabriele dell’Addolorata; José de Jesús Pimiento Rodríguez, arcivescovo emerito di Manizales (Colombia) e presbitero di San Giovanni Crisostomo a Monte Sacro Alto. Quest’ultimo, a causa dell’età avanzata (95 anni), è l’unico che non ha partecipato alla cerimonia nella Basilica Vaticana.