Tasi e impatto sui Comuni: tassazione da riconfigurare

[cml_media_alt id='10257']maurizio_petriccioli-2[/cml_media_alt]
Maurizio Petriccioli, Segretario confederale della Cisl
L’analisi delle delibere delle aliquote Tasi dei venti comuni capoluogo di Regione pubblicate sul sito del ministero dell’Economia, consente alcune valutazioni rispetto all’applicazione della tassa sui servizi indivisibili. Il confronto tra l’importo Tasi 2014 e l’Imu abitazione principale 2012 è realizzato considerando tre immobili con rendita catastale di 300, 500 e 1000 euro, applicando le detrazioni deliberate dai singoli comuni e non considerando le detrazioni per i figli a carico. Emerge la tendenza ad una diminuzione degli importi Tasi rispetto all’Imu al crescere della rendita catastale.

Gli immobili con rendita catastale pari a 300 euro di rendita (in buona parte esenti Imu per effetto della detrazione fissa di 200 euro) pagano importi compresi tra gli 11 euro di Torino e i 126 di Campobasso, mentre in quattro comuni (Trieste, Trento Bologna e Firenze) il conto Tasi è pari a zero così come era nullo il pagamento relativo all’Imu. Erano invece nove i comuni che non pagavano l’Imu e in undici comuni si pagherà una Tasi superiore all’Imu 2012. Per gli immobili con rendita di 500 euro, in otto capoluoghi si pagherà una Tasi superiore all’Imu 2012. Gli importi oscillano tra i 34 euro che si pagano a Trento e i 277 di Ancona e Perugia; gli importi Imu per la stessa categoria di immobili erano compresi tra i 111 euro dell’Aquila e i 304 di Catanzaro.

Se consideriamo un immobile con rendita catastale 1000, sono solo due i comuni capoluogo che pagano un importo superiore alla vecchia Imu (Trieste e Firenze) e gli importi sono compresi tra i 118 di Trento e i 554 di Torino, Trieste e Perugia. Per l’Imu 2012, invece, si pagavano importi compresi tra i 422 euro dell’Aquila e gli 808 di Catanzaro. Per le due classi di immobili considerati, gli importi Imu sono maggiori di quelli Tasi. L’ampliamento della base imponibile e l’eliminazione della detrazione fissa universale ha ampliato la platea dei paganti mantenendo intatto il gettito.

Guardando il quadro generale, si nota che il 5% dei proprietari più ricchi possiede un quarto dl valore totale complessivo degli immobili, mentre il 50% dei proprietari più poveri possiede complessivamente poco più del 18% del valore totale delle abitazioni. Noi pensiamo che si debba rivedere la Tasi rimettendo mano al complessivo sistema di imposizione sulla casa e riconfigurare la tassazione in modo progressivo, facendo cioè pagare proporzionalmente di più chi possiede più case e chi ha più valore catastale, per restituire risorse alle famiglie che hanno di meno”,

La Tasi è un tributo che si conferma iniquo perché differenziato a livello territoriale in base alle esigenze di bilancio degli 8.000 Comuni italiani e non in relazione agli obiettivi di politica sociale ed equità fiscale. Senza contare i disagi che i contribuenti hanno dovuto scontare in base alle incertezze applicative e ai ritardi delle delibere comunali. Vanno bene due rate ma che siano uguali in tutta Italia e che non cambino ogni anno.

L’Imu sulla prima casa non si paga più ma non tutti i Comuni hanno applicato le detrazioni e, laddove queste vengono concesse non sono adeguatamente differenziate. In attesa della riforma degli estimi catastali, le detrazioni andrebbero modulate tenendo conto anche della situazione economica e dei carichi familiari oltre che in base alla rendita catastale, altrimenti si finisce per far pagare la Tasi anche a chi prima non pagava l’Imu, in particolare chi ha immobili con bassissima rendita catastale e gli affittuari.